L’ADHD o Disturbo da deficit di attenzione/iperattività identifica quadri clinici differenti che presentano o disattenzione, o impulsività e iperattività, oppure entrambi in maniera combinata. I bambini che presentano disattenzione hanno difficoltà a rimanere attenti e concentrati su un medesimo compito per
un tempo adeguatamente prolungato, mentre in caso di iperattività si osservano livelli eccessivi di attività motoria e verbale, con evidente e continua agitazione, difficoltà a restare seduti o fermi al proprio posto.
L’impulsività si definisce nell’incapacità di attendere e ritardare un desiderio o una gratificazione oppure di inibire un comportamento inappropriato, non prevedendo le conseguenze di un’azione. Bisogna stare attenti a non incappare nell’errore di pensare che un bambino con ADHD sia incapace di prestare attenzione in tutti i casi! Al contrario, i livelli attentivi sono più che congrui in attività gratificanti come videogiochi o andare in bici, mentre si rivelano insufficienti in altri tipi di attività.
Spesso si rileva un deficit delle funzioni esecutive, quali inibizione, pianificazione, memoria di lavoro, rappresentazione del problema, automonitoraggio La prevalenza del disturbo interessa circa il 5% dei bambini e in età adulta assume sfumature diverse, ma potrebbe evolvere in un grave problema di
comportamento.
Possibili segni da individuare sono: comportamento sregolato, ripetizione di azioni scorrette per raggiungere un obiettivo anziché imparare dall’errore e modificare lo schema d’azione, incappando quindi in errori di distrazione, cattiva gestione del tempo, caoticità, incapacità di ascoltare con la mente che
sembra altrove, assenza di controllo nell’esecuzione di un compito, impulsività e irrequietezza, agita le mani o i piedi sulla sedia, incapacità di giocare tranquillamente, non rispetto del turno, appare invadente verso gli altri.
In seguito all’iter valutativo, l’intervento sarà multimodale ovvero sul bambino, con i genitori e a scuola. Si aiuterà il bambino nello sviluppo di adeguate capacità di attenzione e/o autoregolazione. In casi particolari e ove necessario, è possibile prendere in considerazione di integrare la terapia neuropsicomotoria con una terapia cognitivo-comportamentale o farmacologica.