La balbuzie è un disordine nel ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni o prolungamenti di un suono.
Tale definizione ben sottolinea l’intreccio della componente psicologica con una difficoltà dell’articolazione del sistema linguistico. Il soggetto sa con precisione cosa vorrebbe dire e nell’intenzionalità di esprimersi, non riesce a coordinare i centri motori del linguaggio con i centri che organizzano la struttura linguistica.
La complessità, la profondità e la poliedricità del sintomo balbuzie, viene esplicitata dal DSM IV (Manuale di psichiatria – Criteri diagnostici), che situa la patologia nell’area dei Disturbi nell’infanzia, fanciullezza o adolescenza, definendola:
“A) Un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio, (inadeguati per l’età del soggetto) caratterizzata dal frequente manifestarsi di uno o più seguenti elementi:
- ripetizioni di suoni e sillabe;
- prolungamento di suoni;
- interiezioni;
- interruzioni di parole (cioè pause all’interno di una parola);
- blocchi udibili o silenti (cioè pause del discorso colmate o non colmate);
- circonlocuzioni (sostituzioni di parole per evitare parole problematiche);
- parole emesse con eccessiva tensione fisica;
- ripetizione di intere parole monosillabiche (per es. “O-O-O-O fame”).
B) L’anomalia di scorrevolezza interferisce con i risultati scolastici o lavorativi, oppure con la comunicazione sociale.
C) Se è presente un deficit motorio della parola o un deficit sensoriale, le difficoltà nell’eloquio vanno al di là di quelle di solito associate con questi problemi”
La presa in carico del paziente balbuziente prevede un iter di valutazione e condivisione degli obiettivi terapeutici. La terapia consiste in esercizi di rilassamento, respirazione diaframmatica e accordo pneumofonico, strategie di evitamento dei blocchi e allenamento alla coversazione in situazioni simulate. E’ importante effettuare un intervento integrato con il medico ed eventualmente lo Psicoterapeuta da cui è preso in carico il paziente.