Il Disordine evolutivo intellettivo, ovvero la disabilità intellettiva, in passato e ancor oggi definito anche ritardo mentale, è caratterizzato da deficit nelle abilità cognitive e scolastiche, come il ragionamento, il problem solving, la pianificazione, il pensiero astratto, la capacità di giudizio e di apprendere da un’esperienza vissuta. Queste difficoltà inficiano il livello di adattamento del bambino all’ambiente di vita, che trova difficoltà nel manipolare (nel senso di modificare e gestire) gli oggetti e l’ambiente per raggiungere il suo obiettivo e per essere autonomo, così come son influenzate negativamente le abilità
sociali e le relazioni.
Se il disturbo compromette lo sviluppo neuropsicomotorio generale del bambino, ovvero lo sviluppo motorio, l’acquisizione del linguaggio e le competenze comunicativo-relazionali, è possibile riconoscerlo nei primi due anni di vita; al contrario, se il livello di gravità è lieve può non essere riconosciuto fino all’inizio della scuola primaria.
Nella diagnosi della disabilità intellettiva è sempre necessaria la valutazione del quoziente di intelligenza, il QI, e del funzionamento adattivo, cioè la capacità di svolgere efficacemente i compiti più comuni della vita quotidiana rispetto alla fascia di età del bambino.
L’intervento neuropsicomotorio sarà individualizzato sul profilo di sviluppo emerso dalla valutazione neuropsicomotoria, in relazione al grado di disabilità intellettiva, che può essere lieve, moderato, grave o profondo, e alle capacità di adattamento del bambino al suo ambiente familiare, scolastico ed esterno.
La terapia neuropsicomotoria mirerà al raggiungimento delle autonomie attese per l’età e allo sviluppo delle competenze in tutte le aree che possono risultare inficiate, ossia motoria, manuale, cognitiva, comunicativo-relazionale.
Sarà fondamentale il continuo scambio e confronto con la famiglia e la scuola, che saranno coinvolte nel supportare l’intervento al di fuori del setting psicomotorio, cioè negli ambienti di vita del bambino.